我不想回家/ non voglio tornare a casa
Dopo litri di drink, altrimenti detti acqua zuccherata, mi fanno: prenditi questo qui! e me lo passano, ma il punto non è tanto il drink, quanto il nome: 我不想回家 cioè "non voglio tornare a casa".
Perchè a Pechino è tutto veloce, non realizzi cosa ti accade e ti ci vuole un nome tipo questo per riassumere i pensieri sconfusionati di due settimane, nonostante tutto quello che è successo, il punto è proprio questo, non voglio tornare a casa perchè in realtà sono già a casa.
Il posto che ti prende ti inghiotte e ti risputa fuori cosi, è proprio questo. Non sono in grado di descrivere, quindi via con lo stream of consciousness:
Tornare a casa col sole, andare a occhi chiusi in metro,
i cinesi che ti fissano perchè sei una strana laowai,
la musica sparata nelle orecchie, e la calma dei templi in pieno centro,
i primi fiori che sbocciano timidi, e il cielo ancora grigio di smog,
la voce rotta dell esame di 听力 di cui non ho c'ho capito che qualcosa,
essere in mensa a lamentarsi della tizia che strilla numeri incomprensibili
e subito dopo tutto cade
nulla è più vero.
il viaggio verso ovest di due sere prima e il povero FUYUAAAAAAAAAN strillato ogni momento
il gatto che ancora non abbiamo nel sacco
le perle di Flavio che ti risollevano la giornata,
le foto iniziali tutti insieme che adesso fanno male,
il riuscire per settimane a isolare la paura, lo spettro,
aiutarsi spaccandosi i timpani
gli scambi di persona, le gaffes e ancora drink
please don't get too close to me
l'embargo della tristezza, e la porta aperta all'illusione
sex on the beach, blow job e kamikaze
il sogno premonitore di Lesha che magari si realizza, oppure no
le mail senza risposta e cercarla, anche se lei non è più qui,
gli spiedini di pane alle 6 di mattina,
radio Guojiao sempre con noi.
Le cose assurde successe che sono tutte cadute in un bicchiere, ovviamente giallo.
Lo alzo e brindo a voi che non ci avete capito niente, 干杯!
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