Afterhours @Rock in Roma 06 07 2011

venerdì 8 luglio 2011
Un altro pezzo di vita è tornato a galla ieri sera, al concerto degli Afterhours.
Vorrei rispondere a tutti coloro che leggo spesso sulla pagina ufficiale, che dicono che la band è dinventata altolocata con la storia del fun club, che si sono venduti e che come diciamo a Roma "hanno fanno li sordi".
Io li ascolto da anni, non mi ricordo più da quando, quel malessere che ti causa un vuoto dentro (comparabile al post sbronza), il senso di fallimento e di inadeguatezza, sono tutti dentro tantissime loro frasi, vorrei che tutti i cosidetti "fan" le rileggessero:
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"e il sole sale sopra il continente del male /sopra il quale sto crescendo, migliorando/
e dove fingo di non essermene accorto/ che non sto vivendo/ sono morto" 


"la chiave della felicità è la disobbedienza in sè/ a quello che non c'è"

"Perciò io maledico il modo in cui sono fatto/ Il mio modo di morire sano e salvo dove m'attacco/ Il mio modo vigliacco di restare sperando che ci sia/ Quello che non c'è"

"Io voglio far qualcosa che serva/ Dir la verità è un atto d'amore/ Fatto per la nostra rabbia che muore"

"Desperate, stoned and scrambled, broken/ How beautiful you seem/ You know you gotta betray somebody/ To get back where you been"

"Sai Mimì che la paura è una cicatrice/ Che sigilla anche l'anima più dura/ Non si può giocare con il cuore della gente/ Se non sei un professionista, ma ho la cura/ Io non tremo/ E' solo un pò di me che se ne va"

"puoi finger bene, ma so che hai fame"

"fanne quel che vuoi, di noi/ me l'hai insegnato tu/ se c'è una cosa che è immorale è la banalità"

"beh almeno tu sei vero/ anche se sei solo pensiero/ chi di noi due è reale/ tu non sei più vivo/  e io non sono mai stato capace di amare"

"e non è dolce essere unici/ ma se hai un proiettile ti libero"

E potrei andare avanti per tanti altri post. Ecco ora vi chiedo, quanti pezzi di vita, di vostre intime sensazioni che non volevate nemmeno confessare a voi stessi, ritrovate in poche frasi dirette e crude qui sopra? Penso parecchie. Ecco a me, che non sono una critica musicale, ne una giornalista, ne ho altre qualifiche vi vorrei dire: tutto questo non serve, qui si sta parlando di qualcosa che è al di sopra delle opinioni comuni della strada. Si parla di emozioni intime, vere. Io non sono capace nemmeno a capirle quando ce le ho in mente, figurarsi metterle in testo e musica. Provateci voi, oggi a fare questo tipo di musica con etichette grandi come la Universal, che magari non gliene frega nulla delle emozioni, del rapporto col pubblico, delle battaglie che come band porti avanti, anche sociali. Ecco, se un modo per renderti libero da queste convenzioni è legarti ancora di più ai fan, e cercando di autogestrirsi, senza intermediari, allora si, sono d'accordo con la mia band.
Con musicisti Veri che ieri sera si sono divertiti, incazzati e anche preso qualche stecca audio, tutto perchè, se ancora non l'avete capito, era tutto vero.
Anche se sembrava una emozione collettiva, quella era tutto il vostro sfogo che è uscito fuori, che ha cantato, urlato insieme a Manuel. La musica non è un prodotto, non è un lavoro con stipendio a fine mese, è libertà di dire quello che pensi, anche se ti fa male dentro, puoi dirlo e trasmetterlo.
Vi pare poco?
Evviva la vera musica che ho visto ieri, le persone che hanno pogato, quelle che hanno cantanto, quelle che hanno fatto le foto, i video, quelle che si abbracciavano e baciavano, quelle che li seguono a ogni data. Teniamoci stretti queste persone che mi hanno fatto sentire parte di un'altra Italia, un paese vero che pulsava, come un enorme cuore.
Col fiato corto, ma ancora la voglia di correre per parecchio tempo, nonostate tutto.

Grazie Afterhours.

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