夜色的光芒 - A ray of light during the night

giovedì 6 agosto 2015
E' passato tanto tempo, ho letto, osservato e vissuto molti terremoti emotivi, traslochi, tifoni, notti insonni, sto ancora cercando di comprendere cosa è rimasto, cosa fare delle macerie nelle mie tasche.

Quest'anno ho ricominciato da me due volte, sempre in Asia e non ho ancora finito con i viaggi, assurdo. Non è solo una figata allucinante, è diventato "casa" con pregi e difetti. Riniziare un'altra vita a Shanghai, andare a vivere con coinquilini sconosciuti, cambiare 3 case in pochi mesi, ricostruire la "me studentessa di cinese", panni che ho sentito solo stretti, strani; chiaramente non è più il tempo, tutto è cambiato. Non siamo a Pechino, ed è stato chiarissimo le prime settimane, quando i paralleli tra le due città mi attanagliavano. Qua la vita è veloce, inesorabile, riesce a rallentare solo al ritorno da una serata fuori con gli spiedinari ai lati della strada, salvezza per lo stomaco e fumo per l'anima, ti ricordano che siamo in fondo in Cina, una diversa, ma pur sempre lei. 
Shanghai è una città aliena, dove larghezza, altezza profondità non contano, i colori sgargianti e i neon lampeggianti non ti fanno capire nulla e resti con la bocca aperta continuando a chiederti se è tutto vero e come è possibile che tu, piccolissimo, ti trovi proprio qui, come cazzo fai ancora ad essere vivo, ad essere felice, se è giusto, se non dovresti solo sentirti in colpa 24h al giorno, se essere adulti significa solo essere degli automi al lavoro o qualcos'altro, se il caso è davvero determinante o se è solo come la vogliamo vedere, se è vero che la tecnologia ci unisce di più, tutti di fronte a uno schermo (del computer, del cellulare) perchè ancora non ci basta?

Ricominciare a vivere a 26 anni, per costruire nuovi ricordi, nuovi sorrisi e poi ti frega sempre lo yo-yo state of mind: mentre fai totalmente altre cose i flashback tornano come spine: occhi blu profondo, il verde sgargiante e largo, l'odore mentre si cuoce il ciambellone, il caso beffardo per cui quest'anno nulla sta crescendo (anche la terra si è fermata ora che non ci sei più) e poi una canzone, due, tre, pensieri di troppo. I nostri sorrisi, il mio perenne rifugio, momenti totalmente spensierati quando meno te l'aspetti, il dito puntato verso gli altri e mai verso noi stessi per essere così codardi, il non potersi vedere allo specchio, il respiro corto e poi fuori dalla finestra, mille palazzi, tanti quadratini luminosi, persone ancora sveglie a pensare forse le stesse cose, ognuno nella sua cameretta, da solo o solo in compagnia. La confusione al buio, prendo il telefono, scrivo la bozza di un messaggio mai inviato, un incosciente e bellissimo fiore notturno, già passato.


E poi il futuro, ognuno con la sua meta in testa, qualcuno passerà anche da qui, gli altri li incontrerò nelle prossime tappe e quelli che restano a casa hanno mostrato molta più forza di quanta non ne abbia avuta io. E' tutto un grosso foglio bianco di fronte che a volte mi fa tanta paura, ma alla fine, nonostante tutto, riemerge sempre un'unica immagine realmente accaduta.

Un sorriso largo come l'equatore, sempre bello, mai scalfito dal tempo, con la perenne voglia di continuare a scoprire, a camminare, a sbagliare per rialzarsi ancora una volta.

Diecimila chilometri lontano e cinque mesi dopo, non si scappa da noi stessi, mai.

Dentro ogni occhio a mandorla dei miei piccoli alunni, scorgo lo stesso amore riflesso che mi davi, che non c'è più, che esiste solo in una foto, nel petto, invisibile, intoccabile, l'eredità pesante che mi trascino ogni giorno, continuando a camminare con due corpi, due cuori, tre cervelli, una sola grande confusione e l'istinto di non fermarmi. Di rincorrere costantemente il prossimo abbraccio da dare, nascosto dietro l'angolo, arrivando sempre col fiato corto.



(Indizio per la prossima tappa)

See you soon!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Me lo chiedo spesso anche io se proviamo tutti le stesse cose, se in fondo abbiamo gli stessi pensieri; che si tratti del desiderio di un amore, di serenità, o di realizzare qualcosa.
Progetti... sono giunta alla conclusione che siamo fatti di sogni, ma costretti a mischiarli a lacrime.
Ti sei accorta di come il tempo passi, ma le problematiche rimangano sempre le stesse? perchè è vero, puoi rifugiarti, ma non puoi scappare da quello che sei. E spesso ti domandi pure 'che cosa sei; ma a prescindere dal ritmo che ti impone la città in cui vivi, che sia veloce, o sonnecchiante, il ritmo che devi seguire, è il tuo.
Imparare a sintonizzarsi sulla giusta frequenza, non lo si può apprendere in fretta.
Io credo di non aver ancora trovato la frequenza giusta ed un ritmo che mi soddisfi.
Siamo forse destinate a struggerci in eterno per questo?

(ps: chi può essere tanto pallosa x scriverti un commento del genere Marisot? ;) love ya)

Anonimo ha detto...

Troveremo tutto quello che cerchiamo e anche quello che ancora non sappiamo di volere ma è proprio fatto per noi.

Love you too :)

Masa