Adesso basta, perchè da quanto sono una teenager, mano a mano, ogni giorno cade qualcosa di esistente attaccato però al mio immaginario? Quel libro è stato un viaggio tormentato, amaro e necessario, come il fatto del tempo che passa (sempre troppo velocemente da quando appunto sono nei 20).
L'ossessione per Daisy, la fame di cose che non accadranno mai ma che potrebbero accadere se solo la vita lo volesse, l'atmosfera mai vissuta degli anni post guerra, il lusso di pochi e la miseria di molti, la disfatta di questo mondo incantato che è vissuto quanto una farfalla. Non so se è nostalgia di un'epoca mai vissuta o solamente arroganza, senso di partecipazione che naturalmente ti rapisce in ogni rimanzo bello che leggi, della serie che annulli la tua vita per quei giorni e ne vivi una parallela dentro le pagine, la vita dello scrutatore di romanzi, che bella professione sarebbe, se esistesse. L'unica cosa che ho vissuto veramente come nel romanzo è questa folle rincorsa verso qualcosa che però non riesci a raggiungere (nonstante passino gli anni e nonostante le condizioni siano adesso a tuo favore).
Come va a Pechino? è la domanda più gettonata.
La primavera e i suoi soffioni giganteschi è arrivata, gli alberi timidi della Beiwai hanno dimostrato il loro orgoglio verde, alla faccia del cielo artificiale grigio. Gli esami di metà corso sono passati, tra tre giorni sono due mesi che vivo qui, cosa incredibile, mi sembra di essere qui da molto più, i giorni passano troppo veloci nella consapevolezza che questo frangente è solamente un frangente e non la vita dei prossimi mesi.
La certezza di quello che devo finire mi ingabbia, l'ignoto anno prossimo mi confonde.
E quindi me ne parto nella campagna vicino Pechino, sperando che le idee si chiariscano e magari domani sera mi sentirò ancora una teenager con la gonna lunga a fiori (che balla la tarantella), chissà.
Arrivederci a Lands End, scrigno nella vita reale di milioni di sognatori.
La notte, nel letto, lo perseguitavano le ambizioni più grottesche e fantastiche, il cervello gli tesseva un universo di sfarzo indicibile, mentre l'orologio ticchettava sul lavabo e la luna gli intrideva di luce umida gli abiti sparsi alla rinfusa sul pavimento. Ogni notte alimentava le sue fantasie finché la sonnolenza si abbatteva con un abbraccio dimentico su qualche scena vivace. Per un certo periodo queste fantasticherie gli procurarono uno sfogo all'immaginazione; erano un'intuizione confortante dell'irrealtà della realtà, una promessa che la roccaforte del mondo era saldamente basata sull'ala di una fiaba.
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