Entro così in quel tutto che si chiama Roma, con gli occhiali scuri e il mio cuore rosso fuoco.

lunedì 30 maggio 2011
La mia avventura pechinese è giunta al termine, per cercare di darvi impressioni che non sconesse torniamo a sabato pomeriggio, in fase chiusura valigie.
La mia è apposto, allegerita di 5 kg che ho spedito (e che arrivaranno in meno di una settimana, grazei China Post), vado a ripesarla alla bilancia del Guojiao per scrupolo, ma alla fine non me ne frega niente e rimane là. La notte prima (l'ultima nel letto a castello) ho dormito a tratti, i miei compagni con lo stesso volo ma il giorno prima hanno fatto mattina, una di loro ha pianto come se la stessero scannando viva, rabbia.
Quindi anche noi il giorno seguente dobbiamo fare mattina, alle 4 e mezza in aeroporto per il check.
L'incoscenza ti salva sempre, all'andata perchè non sai come sarà, al ritorno perchè inizi a fare/dire cose stupide e ovvie per non sentire già nostalgia da quando ancora sei là.
Gli amici poliziotti conosciuti in campagna ci aiutano a chiamare il taxi al telefono (birmani, thailandesi, cambogiani ecc che parlano cinese perfetto superando l'HSK livello madrelingua, e tu coglione italiano te lo sogni!), il taxi arriva sotto guojiao lou, si parte.
Siamo io e Lesha, inziano le domande di rito del tassinaro (dove andate, di dove siete, che fate a BJ, a chi siete figlie ..peggio delle suocere di paese sono!) e pur essendo notte fonda riesco a leggere il suo nome: 张春亮. Si illumina e da lì diventiamo grandi amici, ci dà consigli, spera che torniamo presto, ci chiede cose sull'Italia, e altre cose che però non ho totalmente capito. Ci lascia e mi sconta 10 RMB, mi scarica tutto , ci saluta con premura.
Da qui in poi è un susseguirsi di chiacchiere, io e Zoe che facciamo le barbone, che vediamo le droghe delle ampolle di roba non ammessa, dei video che sono poi Lesha ci mette su FB a tradimento, di pesi valigia e camminare, trascinando la mia compagna di stanza sul carrello perchè ancora ubriaca, infine si fa giorno, e partiamo.
Il viaggio è passato subito (come tutte le cose che vuoi passino mai e invece te lo fanno apposta), avevo un simpatico cinese che mi scatarrava nelle orecchie seduto molto vicino, a Dubai nel secondo volo invece, appena saliti, gli Italiani abbronzati tornati dalle vacanze si fanno subito riconoscere spizzando le hostess, che brutto vizio.
Dormirò appena 2 ore, scenderò dopo varie crisi di pianto/allegria/sonno/incazzatura/dormiveglia.
Tornare e rivedere tutti è spiazzante, i gesti automatici ti fanno ricordare che questo è il posto dove hai vissuto, i gesti automatici rimasti da BJ ti riportano indietro con flashback (cercare in tasca la tessera della stanza, le coreane che fanno casino, i cinesi che mangiano sempre e 1000 altri frangenti che ho in testa). 



foto: scene da aeroporto



Le domande di rito degli italiani, lo schifarsi per tanti tuoi racconti, sono cose che vedo fin da quando sono bambina, da quando a tornare era un altro. Anche se non conoscevo la geografia del mondo ed ero piccola, riconoscevo distintamente la consapevolezza, la sicurezza che dava l'aver visto il mondo.

Oggi ho girato in questo piccolo sputo chiamato paese natale, sembra piccolissimo, e ho avuto il ricordo di questa stupida filastrocca, cosi vera:

Rio Bo
Aldo Palazzeschi
Tre casettine
dai tetti aguzzi,
un verde praticello,
un esiguo ruscello: rio Bo,
un vigile cipresso.
Microscopico paese, è vero,
paese da nulla, ma però...
c'è sempre disopra una stella,
una grande, magnifica stella,
che a un dipresso...
occhieggia con la punta del cipresso
di rio Bo.
Una stella innamorata?
Chi sa
se nemmeno ce l'ha
una grande città.

1 commenti:

Simone Marini ha detto...

Potevo vedere le scene mentre le leggevo, conoscendovi... :)

Dai che tra un po' tornerai!