Effetti collaterali

giovedì 26 aprile 2012
 

Ci sono storie di cui si sente solo per la raccolta fondi in televisione di tali malattie strane di cui non riesci nemmeno a pronunciare il nome. Nemmeno ci hai fatto caso, è solo un'altro termine del tuo vocabolario scientifico medico (molto limitato) che hai in testa. Poi la vita si frega, ti sorprende e magari pochi anni dopo ti ritrovi a conoscere effetti collaterali, sintomi e problemi che non avresti mai voluto sapere ne vedere che esistessero. Allora ti chiudi a riccio, cerchi di proteggere tutto da solo, non ce la fai. Ti appoggi alle persone più vicine, ma nonostante le buone parole, solo chi ci passa lo capisce il marcio che hai dentro. Nessuno dovrebbe vedere coi suoi occhi il logorarsi della malattia, che ti tiene in vita per farti soffrire, per sperimentare altro dolore e vedere come e quanto resisti. E la cosa che ti fa ancora più male è scoprire con l'andare degli anni, che anche i tuoi vicini di casa, i tuoi amici, magari erano in questo inferno e non lo sapevi.
Queste esperienze ti fanno capire che la vita in generale non è mai giusta, nessuno per quanto cattivo si merita di morire, di ammalarsi, di perdere le persone a cui tiene.
Siamo noi a farla diventare bella la vita, ancora più colorata, più sopportabile quando ci sono difficoltà.
Certo una sbronzata magari aiuta, perdere il controllo, ma alla fine ritrovare che la forza è dentro di noi, la soluzione è nella forza che riusciamo a strapparci da dentro, che riesce a uscire.
Non ci sono preghiere, ne dei, ne miracoli, ne preti che possono fare qualcosa.
Gli unici che possono darci qualcosa di utile sono i ricercatori e la scienza in generale.
Per il resto tutto sta nei gesti nelle parole, negli occhi, nelle attenzioni che diamo e riceviamo.
Passa il tempo, le persone cambiano, ti lasciano, o le ritrovi, ne conosci di nuove, ma non si finisce mai di capire che non siamo soli al mondo e non lo saremo mai, nemmeno volendo.
Maledizione o benedizione è la vita in qualunque comunità, dipende dai momenti.
Dipende dall'orgoglio che ti sovrasta e dall'egoismo che a volte esagera.
Si impara a vivere ogni minuto, ogni giorno anche nei dettagli che di solito ignoriamo per la velocità di quello che facciamo, ci si ferma e si ascoltano le cose davvero importanti.
L'amore vero è quello che se ne frega se non puoi camminare, se non puoi parlare bene, mangiare correttamente o firmare come prima, è quello che si capisce dagli occhi di chi non riesce più a esprimersi ma vorrebbe tanto, e allora piange per farti capire che ti vuole bene.
E' in chi resta con te, lontano o vicino che sia.  


Post dedicato a chi lotta contro ogni malattia, ai genitori, ai figli, ai ricercatori che ci danno nuove speranze.
E soprattutto a chi è stato vinto e non c'è più, ma continua a ispirare la vita di chi resta. 

Storie in giro per la rete:

http://www.vanityfair.it/news/mondo/2011/06/10/katie-huttlestone-modella-21-anni-cancro-battaglia-youtube

http://alzheimerpernondimenticare.blogspot.it/

http://widepeak.wordpress.com/ 

http://nicckbloghiv-sieropositivasplinder.blogspot.it/search/label/aids%20-notizie%20dal%20mondo

"Perchè ho intrapreso questa strada di confrontarmi con altri? Non l'ho mai fatto, se non quando mi trovo in ospedale, anche se in realtà più che altro ascolto. Se mi chiedono qualcosa rispondo in modo generico, a volte anche vago. Non mi vergogno di quello che ho, ma ho sempre creduto di non avere bisogno di niente e nessuno per potermi sfogare e confrontare. A dir la verità, in parte, non sono neanche abituata, cerco di tenermi tutto dentro per non far preoccupare gli altri, e poi perchè ho sempre creduto che il dolore fosse soltanto mio....e sbagliavo alla grande... perchè da quel maledetto giorno la vita è cambiata anche per mia sorella, mia madre e mio padre...sono contenta di averlo capito, ci ho messo un pò, però ce l'ho fatta!"
"Il mondo mi è caduto addosso, in un momento mi è passata davanti la vita...
Quando, tredici anni fa, hanno diagnosticato l'alzheimer a mio padre io non sapevo neppure cosa fosse, ho dovuto documentarmi, capire, imparare.
E giorno dopo giorno ho appreso la drammaticità di questa malattia.
Due anni fà no, sapevo già bene di cosa si trattava.
La prima domanda che mi sono fatto è stata:
perchè?
Ed ancora oggi mi chiedo:
perchè? "
"Tutto ieri ci ho pensato, e credo di aver capito una cosa. Abbiamo bisogno di abbandonare un certo modello di speranza, perché molto semplicemente non fa più per noi. Ovvero: non guarirò dal cancro – e questo si sapeva – ma non riceverò più neanche buone notizie di quelle tradizionali che ci aspettiamo sempre (riduzioni, stabilizzazioni). Al massimo, dobbiamo sperare in brutte notizie, ma diluite il più possibile nel tempo. Questa realtà dobbiamo guardarla in faccia, prenderne le misure e contenere la paura che può generare a volte. La paura è ammessa, ma non è ammesso che paralizzi i nostri desideri di felicità, che sono forti e saldi come sempre.
E questo per quanto riguarda la speranza.
Però mi sono illuminata sul sentimento di fiducia che ho sentito così chiaramente ieri, quell’onda che mi è salita dentro con forza ed energia: la fiducia che andrà tutto bene e che la vita si prende e si prenderà cura di sé, proprio come ho letto spesso negli ultimi anni.
È vero.
E da ieri ne sono ancora più convinta."


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